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MARCO ZANELLA. LA MISURA CHE SVELA L'INTUIZIONE
Sono innumerevoli le declinazione della creatività ed altrettanti sono i linguaggi che la interpretano, anche se spesso un'idea dominante e dominata dalla consuetudine vorrebbe privare tali linguaggi di razionalità, vestendoli prevalentemente di suggestiva ispirazione.
Marco Zanella non si sottrae alla magia dell'intuito, ricercandola nel silenzio della solitudine e nella dimenticanza, ma quando questa si fa più intensa lui la coglie, la contiene e la controlla, come fa un compositore che racchiude la sua musica, dirompente e libera, in piccole note incise sul rigo.
Geometrie essenziali organizzano il pensiero creatore di Zanella e forgiano una materia possente, “imprigionata” da linee e strutture che ne definiscono configurazione e significato, concretizzando e materializzando lo spazio ed il segno.
Una nuova semantica di forme e colori viene impressa, cesellata e graffiata su tela, tavola, cartongesso e plexiglass, superfici difformi che provengono dalla tradizione dell'arte ed anche dalle fondamenta dell'architettura, parte essenziale dell'essere dell'autore.
Marco Zanella è infatti un costruttore e costruisce la sua creatività unendo elementi esistenti con nuove connessioni e insolite combinazioni, “derubando” il cantiere e arricchendo l'atelier dove la progettazione architettonica diviene un tutt'uno con l'espressione artistica.
Sabbia, acciaio, cartongesso, guaine e blocchi in fibra di legno sono solo alcuni dei materiali utilizzati con abilità dall'artista, guidato dall'esperienza della professione e dall'estro di intime intuizioni.
I suoi gesti sono intensi, rigorosi e solidi come le opere che realizza, nelle quali tuttavia la compattezza dell'immagine viene infranta dalla materia che sfugge dai margini della forma: il ritmo costante, originato dal succedersi regolato di pattern sistematicamente riproposti su piani nudi e imparziali, viene rotto da sbavature di colore, colate di sabbia, superfici spezzate.
E come se il materiale distruggesse la struttura, nell'impulsiva ricerca di una libertà nata in uno spazio costruito da segmenti e parabole e subitaneamente in fuga verso una fenditura che va ad incrinare un equilibrio stabile, per crearne istantaneamente uno nuovo.
Il concetto di arte come costruzione a cui aderisce Marco Zanella è certo retaggio del Costruttivismo russo dal quale l'artista ricava stimoli e suggestioni. Egli crea opere che divengono esse stesse oggetto, costruzione nello spazio, rappresentative, al limite, del proprio processo di formazione, per giungere infine all’annullamento della distinzione tra forma e struttura dei materiali, e tra forma e funzione.
Quello di Zanella è un linguaggio armonico fatto di logica e sentimento dove la prima interpreta l'ordine, puntuale e organizzato, mentre il secondo esprimere il caos, deterministico e strutturato, all'altro complementare. Ordine e disordine vanno così a costruire un'opera fatta di fondamenta e ornamento, in cui materia e idea concorrono alla ricerca della forma attraverso la sua scomposizione.
Rette, piani e spazi vettoriali incisi da dadi di lucido acciaio sono parte integrante del vocabolario stilistico dell'artista che dà forma al progetto con la materia fatta di sabbia e alluminio e con la libertà del gesto, inalterabile e immaginario al tempo stesso.
Arricchisce intensamente il lessico dell'artista, nutrito di formule e simboli celati dal colore, il tempo -
Ancora una volta Zanella ripropone il dualismo tra finito e infinito, misurabile e incommensurabile, materiale e astratto.
E astratto lo è anche il suono che, in organica eufonia con il tempo, scandisce l'epoca indeterminata nel quale l'artista conduce l'osservatore attraverso la sua opera. La musica, scolpita e dipinta, produce significati e sensazioni che sembrano celare estatici significati, in una danza invisibile dove le leggi della geometria divengono poetici versi dell'immagine.
Un algoritmo fatto di tempo espanso e contratto, armonie e dissonanze, colore e sostanza.
Marco Zanella è un costruttore e costruisce la sua arte con il rigore della misura e l'incalzante desiderio di trascenderla.
ELISA PLESNICAR